Ero a Helsinki nei giorni scorsi dove ho potuto godere dell’installazione temporanea Polka Dots on the Trees di Yayoi Kusama che l’HAM ha allestito all’Explanadi Park, accompagnata da una seconda installazione presso il Winter Garden, entrambe inaugurate lo scorso 16 giugno, in attesa della mostra retrospettiva della grande artista giapponese attualmente ospite del Moderna Museet di Stoccolma.
Questa la dichiarazione d’intenti dell’artista:
”These works have been inspired by beautiful nature and people, and they create communication between nature and living beings. The shining city of Helsinki, as well as the life we wish for becomes even more beautiful.”
Si tratta di 20 alberi del parco che sono stati avvolti, “vestiti”, con il tessuto a pois tipico
del suo lavoro artistico. La stessa installazione era stata precedentemente realizzata a Londra, Singapore, Mosca e altri luoghi ancora. La Kusama è particolarmente nota per questi pois replicati all’infinito. Per lei tutti gli esseri umani , le stelle, la Terra e il Sole non sono altro che pois. Non possono esistere da soli, ma insieme creano un universo completo.
Narcissus Garden, installato nella Palm Room del Winter Garden, è invece un lavoro composto da un migliaio di sfere in acciaio con superficie specchiante. L’opera prende il nome da Narciso che si innamorò della propria immagine riflessa nell’acqua. Kusama ha presentato la prima versione dell’installazione nel lontano 1966 alla Biennale di Venezia e da allora altre versioni sono state esposte in tutto il mondo.
Yayoi Kusama è inarrestabile!
Infatti forse non tutti sanno che l’artista giapponese, a 87 anni suonati, non smette di produrre nuove opere e addirittura illustrare libri. Mentre è ancora in corso la grande retrospettiva e proseguono anche le due importanti personali di Londra e Houston, arriva la notizia di un progetto editoriale nuovo di zecca. L’ultima impresa editoriale è una versione illustrata de La Sirenetta (1839) di Hans Christian Andersen, realizzata in collaborazione con il danese Louisiana Museum of Modern Art e in uscita entro questo mese di agosto.
Interessante tema affronta la Kusama, perché, fino alla trasposizione edulcorata della fiaba ottocentesca di Andersen – che ne mutò indole, inclinazione, atteggiamento e rappresentazione trasformando il personaggio nell’incarnazione dell’amore romantico – la Sirena della mitologia classica ha rappresentato il tranello mortale teso dalla donna nei confronti dell’uomo, con la propria voce suadente e con quel corpo di giovane e prosperosa donna nella parte superiore e di pesce nella parte inferiore.
La Sirena, quell’ abbandono tanto dolce quanto pericoloso e letale, tanto ben raccontato da Omero nell’Odissea, non agisce quasi mai isolata ma vive dentro un piccolo branco, come a testimoniare quanto sia efficace e forte l’unione femminile: una forza, in questo caso, capricciosa e spietata che tramuta la grazia in orribile realtà.
Rappresentazione del tranello mortale che ci tendono i sensi, le sirene hanno avuto una connotazione negativa nella storia dell’arte, specularmente alle credenze antiche tanto da simbolizzare i rischi dell’abbandono della retta via, a causa dell’ascolto del richiamo dei sensi: prestare ascolto alla malia rende il maschio ammaliato, cioè privo di ragione, di controllo e di capacità di discernimento; rappresenta la metafora della necessità dell’uomo di deviare le proprie pulsioni o di contenerle, in quanto un eccessivo ascolto dei richiami che suscitano la reazione della carne, porta a deviare rispetto alla costruzione della civiltà, a cui tutti devono tendere.
Nell’Odissea Ulisse riesce a rifiutare le offerte con ogni donna incontrata durante il lungo viaggio di ritorno da Troia, e comunque a gestire razionalmente il cedimento temporaneo. Poi, in ogni caso, riparte. Ma dalla maga Circe viene avvertito del richiamo irresistibile
delle Sirene. Sicché chiede di essere legato dai propri uomini all’albero della nave per evitare di cedere a quella che non è più una semplice tentazione, ma una malìa d’amore che porterebbe all’abbandono della rotta primaria, con conseguenze che potrebbero essere mortali.
Nell’antica tradizione greca e romana, le Signore del mare erano dotate di ali e di un volto seducente; in alcune rappresentazioni hanno un corpo statuario, con seni ben fatti, fianchi espansi, cosce
tornite che, a partire dal ginocchio, divenivano arti e zampe di volatile.
In tempi molto più recenti lo stesso Klimt le ha immortalate in un dipinto avvolte da tutto il fascino che le contraddistingue.
E a proposito di sirene vi invito a leggere l’entusiasmante libro di Emanuele Coco Il circo elettrico delle sirene, un seducente racconto d’amore, un viaggio nel mito ma anche un’indagine dentro i desideri reconditi che albergano nel nostro Io.
Un contrappunto tra passato e presente, tra sogno e realismo.
Ma soprattutto, un libro in difesa delle donne, degli innamorati e di tutti coloro che sono in cerca della felicità, tra miraggi e avventure, nel tempestoso mare della vita.Come sostiene Saramago “Il viaggio non finisce mai, solo i viaggiatori finiscono.” e anche la lettura rappresenta un meraviglioso viaggio della mente, questa volta in compagnia delle Sirene.
Marisa Coppiano