Di case e di situazioni abitative ne ho cambiate tante.

L’ultima casa, quella in cui vivo da un anno, nasce da un sodalizio, quello tra la dimora in cui ho vissuto per una decina di anni, con il mio studio che in precedenza occupava l’intera superficie dell’appartamento. Lo studio – lo spazio dell’agire – e la casa, il mio “pensatoio”, il “ripiegarmi su me stessa” si sono fusi sotto un unico tetto!!

A pochi passi dal Castello del Valentino e dall’omonimo parco, lo stabile risale al 1903 e fu fatto costruire da un industriale piemontese. La casa narra la sua storia attraverso i pavimenti e una serie di dettagli architettonici che riportano agli stilemi tipici del periodo Liberty.

Ubicata nel quartiere multietnico di San Salvario e limitrofa al centro cittadino, la dimora è situata a due passi  dalla stazione centrale di Torino. E San Salvario è diventato in questi ultimi anni il quartiere davvero trendy della città, brulicante di ristoranti e locali notturni di ogni genere e tipo.

L’appartamento, curato nella ristrutturazione e nel restauro dal sapiente intervento progettuale della padrona di casa – architetto e artista – è un perfetto mix di fascino e attualità, un ampio spazio all’insegna del confort, in cui l’attenzione al dettaglio convive con un’impronta contemporanea sottolineata dalla presenza discreta di dettagli in ferro e lamiere zincate che rimandano al precedente impianto delle zone di lavoro che sono state mantenute come impronte della Memoria.

Colori come espressione di una identità umana, delle emozioni più intime; pareti come deposito della memoria, tende come diaframmi, schermi flessibili in grado di creare stanze temporanee, filtrare luce e rumore, circoscrivere un climax emotivo.

Scivolando su binari invisibili, la tenda segna metaforicamente soglie e perimetri e al tempo stesso taglia l’ambiente per raccoglierlo e proteggerlo, lo trasforma in uno spazio liquido, fluido e flessibile.

Dal costante rapporto di collaborazione con molti artisti contemporanei sono nate alcune delle scelte progettuali.

La passione per le wunderkammer  trasforma alcuni angoli in circoscritte “stanze delle meraviglie”, pur non prescindendo da un impianto distributivo estremamente funzionale alla quotidianità

Articoli relativi al progetto:

  • Anno 2016
  • Sede Torino
  • Fotografie Sergio Oriani