Parafrasando le parole pronunciate dal bravo a Don Abbondio nei Promessi Sposi – “questo matrimonio non s’ha da fare, né domani, né mai” – e coniugandole con lo slogan “sul mio corpo decido io”, si genera il fulcro dell’opera bifronte in due episodi.
La mia lunga esperienza nell’utilizzo del papier collé quale mezzo espressivo ne ha governato la composizione: il primo episodio nasce infatti da un collage analogico stampato su seta mescolando la tecnica del collage, attraverso la sovrapposizione di porzioni di tessuto in seta, con la tradizione del ricamo [la mela nera – il frutto divenuto la chiave di ogni allegoria legata al peccato originale – addentata dalla promessa sposa, in procinto di mandare all’aria il matrimonio; la scritta “sul mio corpo decido io” ricamata sull’abito a mo’ di tattoo e il testo sulle pagine del libro che avrebbe dovuto suggellare il contratto].
Il secondo episodio, costruito attraverso l’accostamento di rose in tessuti vari e plissè in tessuto oro, narra la ri-nascita, il locus amoenus in cui, come canta Emily Dickinson, la donna fluttua liberando la sua Luce.
J- /F190 (1861)
No Rose, yet felt myself a’bloom, No Bird – yet rode in Ether …. |
Non Rosa, eppure mi sentivo in fiore, Non Uccello – eppure fluttuavo nell’Etere …. |