Markitecture 2005. Ceramica e riqualificazione urbana

Cinque città italiane (Bologna, Genova, Rimini, Sassuolo, Verona) unite da BolognaFiere e dal Cersaie per un concorso di progettazione per la riqualificazione urbana di alcune aree cittadine.
L’utilizzo della ceramica italiana per la definizione degli spazi urbani era il tema conduttore proposto alle municipalità.

IL SOGNO ALLEGRO

Ascolto alcuni bolognesi discorrere delle città emiliane e del loro diverso carattere. Dicono:

“ Parma è dolce, umoristica, amante della cultura, con nostalgia del paternalismo femmineo di Maria Luigia. Reggio è cordiale, generosa, attiva e legata alla storia, più che dalla cultura e dai movimenti patriottici. Modena è chiusa, tecnica ma priva d’umorismo, e un po’ permalosa”.

…… Bologna invece è facile, gaudente, umoristica, abbandonata alla propria vitalità ed all’amore per la vita.

Discorsi piuttosto svagati, privi di valore oggettivo, e che valgono solo a trasportarci nella mitomania emiliana.

I contrasti, veri o fittizi, soddisfano il gusto istintivo di contemplarsi in una vicenda drammatica, tra uomini di sangue caldo.

……Bologna è tra le città più belle d’Italia e d’Europa. Non esiste città che le assomigli, e che possa sostituirla. E’ bella per la carica, per l’abbondanza del colore; ed il colore che la satura è prevalentemente il rosso o il rossastro, il più fisico, quello che richiama di più al corpo ed al sangue umano. Firenze è magra, longilinea. Invece a Bologna, i portici, gli archi, le cupole, tutto fa pensare a una rotondità carnosa.

La bellezza di Bologna non si pensa, ma si respira, si assorbe, si fa commestibile.

Guido Piovene, Viaggio in Italia, Baldini&Castoldi

Genesi del progetto

All’arrivo dall’autostrada – sono le cinque di un assolato pomeriggio tardo primaverile – ci accoglie un comodo parcheggio dietro i palazzi. Lasciamo l’auto e, macchina fotografica alla mano, ci incamminiamo.
Percorriamo l’area in lungo e in largo. Scattiamo foto: gli obelischi metafisici “alla De Chirico”, i panni stesi ad asciugare – ormai lordati dalle scritte – della scultura all’ingresso, la prospettiva infinita e desolante o infinitamente desolante dell’area, che è praticamente un enorme marciapiede disseminato di alberi, lampioni e panche, il portico deserto, i parcheggi retrostanti.

Sul nostro cammino incontriamo solamente una signora che diligentemente bagna le piante del suo piccolo giardino – la sua minuscola oasi rigogliosa e viva – in un’atmosfera che a noi sembra vagamente surreale.

Ci domandiamo come una città così gaudente, spiritosa, vitale, abbia potuto consentire la nascita di un’area così poco adesa al carattere dei suoi abitanti.

Dove si è prodotta la perfetta divaricazione tra l’organizzazione edilizio-tipologica e la qualità dell’abitare, intesa come piacere della gente di partecipare alla vita del luogo e diventarne protagonista, parte attiva. Il sopralluogo sull’area non fa altro che rafforzare la scelta.

E’ una vera scommessa!

Formuliamo le prime ipotesi di progetto: rompere questa linearità assoluta, scalfire la linea retta a vantaggio della curva, sposando la filosofia di Niemeyer che dichiara:“Non è l’angolo retto che mi attira, né la linea retta, dura, inflessibile, creata dall’uomo. Mi attira la curva libera e sensuale, la curva che trovo nelle montagne del mio paese, nel corso sinuoso dei suoi fiumi, nell’onda del mare, nel corpo della donna preferita. Di curve è fatto tutto l’universo, l’universo curvo di Einstein”.

E cominciamo ad entrare nella “rotondità carnosa” di Bologna.

Primo esercizio progettuale

Ci mettiamo nei panni della gente che abita lì e proviamo a pensare come vorremmo il nostro quartiere, quali caratteristiche dovrebbe avere, a quali requisiti dovrebbe rispondere.
Ci interroghiamo reciprocamente e stendiamo una sorta di manifesto sulle esigenze che esprimiamo nel corso del dibattito.

“Voglio andare al lavoro portando con me l’idea che tornare a casa è un sogno allegro.

Il mio benessere è un paesaggio dove la monotonia è scomparsa, dove le prospettive, i colori, cambiano ad ogni passo e si ripresentano ciclicamente come il ripetersi delle stagioni.

Il mio equilibrio è ricomporre tante asimmetrie in una simmetria più vasta e rivivere pianure, salite e discese tra natura e artificio.

Qualche volta trovarmi con la testa fra le nuvole.

E tornando sulla Terra incontrare a cento metri dalla mia porta di casa persone sorridenti che rispondono a un saluto.

All’architettura non posso chiedere la felicità; posso farmela amica per realizzare un sogno allegro.

Partecipano al sogno allegro…. i bambini, i pensionati, le casalinghe e quelli che vanno a lavorare la mattina e tornano a casa la sera, quelli che alzano la saracinesca del negozio e sperano di avere clienti a piedi e in bici, i ragazzi con le compagnie e i solitari, i perdigiorno, i sani e i malati in attesa di guarire….. e tanta altra gente che non rinuncia a sognare.

Per realizzare il sogno allegro terra, erba e alberi, l’acqua, un po’ di cemento e ferro….E tanta ceramica”

Secondo esercizio progettuale

La metamorfosi del sito passa attraverso la costruzione di un percorso pedonale che si snoda e si dipana lungo l’area secondo i seguenti principi:
Innanzi tutto creiamo lo sviluppo della viabilità intorno agli edifici in modo da consentire il passaggio eccezionale dei mezzi di soccorso.

Aggreghiamo il portico sottostante gli edifici attraverso l’utilizzo di una comune pavimentazione.
Prevediamo una spina centrale pedonale ad andamento curvilineo con dislivelli da quota +0.00 a quota +2.00 max  con finalità ludico-motorie.
Prevediamo un incremento sostanziale delle aree verdi riutilizzando ed integrando le essenze arboree esistenti.
Intendiamo superare il concetto di monumentalità espresso all’ingresso e nei crocevia, a vantaggio della creazione di elementi e parti fruibili dalle persone:
lo specchio d’acqua come elemento fortemente caratterizzante, dotato di un forte impatto sensoriale. Prende vita ai margini del boschetto che funge da filtro separatore dalla via Martelli, strada di intensa percorrenza ed è attraversato da un ponte su due livelli. Dalle ali che fiancheggiano il ponte superiore un “effetto pioggia” crea un vero e proprio tunnel delimitato lateralmente da due diaframmi d’acqua.
le piazze – le agorà – quali luoghi tra i più importanti del percorso urbano da vivere e “consumare”: due aree – previste in corrispondenza dei crocevia – attrezzate con sedute ad emiciclo e getti d’acqua.

La funzione ludica del percorso centrale è sottolineata da un ideale nastro policromo che riaffiorando periodicamente dal terreno lo avvolge e lo illumina nelle ore notturne.

Terzo esercizio progettuale

L’uso della ceramica
La pavimentazione dell’area è realizzata in gres fine porcellanato previsto in lastre di grandi dimensioni (cm. 150x 37.5) e in due nuances di colore.
Le due cromie creano una tessitura a sua volta curvilinea sull’intera superficie dell’area, compreso il sottoportico.
La tessitura di questa pavimentazione – a tolda di nave – viene periodicamente interrotta da piastroni in gres porcellanato colorato in pasta, a determinare una ricorrenza di inserti policromi. Il rigore della pavimentazione di base viene così bilanciato da un ricco apparato decorativo.

In corrispondenza delle sedute – previste in prossimità dell’area a prato e nelle piazze – la pavimentazione è realizzata in ceramica per esterni variamente colorata di piccole dimensioni (cm. 30×30), mentre sedute e piani d’appoggio sono realizzati in laterizio e cemento e rivestiti da tessere di mosaico.
La vasca che ospita lo specchio d’acqua è interamente rivestita con tessere di mosaico turchese, mentre il bordo perimetrale è previsto in gres porcellanato come per la pavimentazione principale.
I lampioni previsti dall’intervento sono interamente realizzati in ceramica e contengono il corpo illuminante nello spessore dell’oblò collocato nella parte superiore dell’oggetto.
Gli archi che costellano l’intero percorso pedonale sono previsti in conci ceramici variamente colorati aggregati tra di loro con un incastro a coda di rondine.

  • Anno 2005
  • Titolo Markitecure 2005. Ceramica e riqualificazione urbana