Rivelazioni 2

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“Grazie per la sua amicizia. I suoi lavori sono splendidi”

Così inizia la mia conoscenza con Anna Maria. Su Facebook. Era lo scorso aprile. Anch’io ero rimasta colpita dalle sue fotografie. Parlammo su Fb di fiori e di natura; lei aveva visto Blooming!, la mia serie di collage sui fiori e mi confessò che attraverso i fiori toccavo un suo tasto debole e che le mie parole le infondevano tranquillità. Una sorta di silenzio. Se non ricordo male venne a trovarmi il 1 agosto o giù di lì, dopo che per il mio compleanno mi aveva inviato questo scatto per farmi gli auguri.

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La mattinata trascorse tra i nostri reciproci raccontarci e prima di congedarci la invitai a pensare ad un lavoro per l’ultimo appuntamento, quello dell’inverno, della rassegna Le4Stagioni in LuoghiComuni. I lavori di Anna Maria mi avevano colpito al cuore per la loro trasparenza e il loro essere finemente oleografici. I primi scatti che trascorsero sotto il mio sguardo furono le sue Galline che, ai miei occhi di essere poco incline ai pennuti, diventavano sontuosamente belle.

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E poi i suoi Fiori. Perché anch’io come lei, sono particolarmente sensibile al tema!

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Si potrebbe definire il lavoro di Anna Maria Colace un pensare per immagini, ovvero una modalità secondo cui Anna Maria si concentra sul pensiero, attraverso un personalissimo sistema di scrittura fatto di frammenti. Le sue foto sembrano istantanee per fermare un pensiero del  tutto  casuale, mentre in realtà nascondono la volontà di scrivere parole sul mondo che ci circonda proprio attraverso la costruzione dell’immagine.  Nulla è lasciato al acaso. L’apparente semplicità nasconde significati più complessi, che nascono dalla stratificazione e dal montaggio. E l’uomo viene sempre osservato da una certa distanza, anche quando è prossimo all’obiettivo. La presenza umana è sfuggente.
Sorge spontaneo l’accostamento al pittore ottocentesco americano James Abbott McNeill Whistler che, così come Anna Maria definisce i suoi scatti “Visioni”, accettò di buon grado l’interpretazione che alcuni critici diedero delle sue opere ed intitolò molti suoi dipinti “Sinfonie”: per l’artista «…come la musica è la poesia del suono, così la pittura è la poesia della vista». E le Visioni di Anna Maria sono anch’esse melodie cariche di pathos pittorico e oleografico.

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James Abbott McNeil Whistler, Blue and Opal – The Photographer, 1885

Le sue opere invitano a vedervi qualcos’altro, a cercare il resto del visibile, evocando l’assenza dei limiti, un altro aspetto della realtà, ovvero ciò che non può essere delimitato:

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James Abbott McNeil Whistler, Green and Silver:The three Clouds, 1885

“.…la mia avventura dentro la fotografia – racconta Anna – è una storia fatta di lunghe giornate di isolamento a guardare per ore la natura e il mare, che mi erano tanto amici; e la fantasia correva ad immaginare ciò che cercavo e non trovavo. Una storia fatta di colori e forme della natura, un costante osservare fin da piccola quel fare di alta artigianalità – quasi arte, direi – di mio padre e delle zie sarte che mi aiutarono ad inseguire la Bellezza”.
Diceva Ghirri a cui Anna Maria forse inconsapevolmente si ispira: “In fondo, in ogni visitazione dei luoghi, portiamo con noi questo carico di già vissuto e già visto, ma lo sforzo che quotidianamente siamo portati a compiere, è quello di ritrovare uno sguardo che cancella e dimentica l’abitudine; non tanto per rivedere con occhi diversi, quanto per la necessità di orientarsi di nuovo nello spazi e nel tempo” (L.Ghirri, Paesaggio Italiano, Milano 1989).
Per Luoghi Comuni Anna Maria tesse la trama di una narrazione intorno all’apparente immobilità del paesaggio invernale, immerso nel silenzio della sua quiescenza, nella staticità di ore avvolte dall’Assenza.

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E concludo con Maria Luisa Spaziani, meravigliosa compagna di viaggio dentro l’orchestra degli scatti di Anna Maria che avremo modo di “ascoltare”, ancor più che guardare, sullo sfondo dell’inverno in LuoghiComuni.

Nulla di nulla

Strappami dal sospetto
di essere nulla, più nulla di nulla.
Non esiste nemmeno la memoria.
Non esistono cieli.

Davanti agli occhi un pianoro di neve,
giorni non numerabili, cristalli
di una neve che sfuma all’orizzonte –
– e non c’è l’orizzonte –

/ maria luisa spaziani
nata il 7 dicembre 1922

Marisa Coppiano